…Il colore dorato della spiaggia, che risale dolcemente a formare morbide dune, contrasta con il verde scuro del bosco di macchia mediterranea. Con il sole che riscalda la sabbia, la macchia rilascia sentori profumati di mirto, erica e mortella. Tutto è preservato a Sabaudia! Il parco naturale protegge il rientro degli uccelli migratori che sorvolano la duna, verso i laghi salmastri che costeggiano il lungomare. Dorati pesci serra nuotano in branchi nelle acque basse vicino alla battigia. L’erica e il ginepro crescono spontanei nelle lestre umide. Nelle lunghe passeggiate sulla spiaggia verso il monte Circeo stagliato in lontananza, è entusiasmante arrivare ai piedi di Torre Paola, l’antica torre saracena. Negli orari in cui la spiaggia ritorna vuota, alle prime ore del mattino o nella fine del giorno, i pochi che possono rimanere a godere lo spettacolo del tramonto del sole sanno di essere dei privilegiati. La bruma che cala al crepuscolo, lentamente oscura all’orizzonte il profilo di Ponza e Palmarola, pallide sirene che affiorano fra le onde e invitano a prendere il largo.

Su questo splendore di Lungomare Pontino, per primo, agli inizi degli anni 50 del secolo scorso, il Conte Volpi di Misurata costruì una villa identica a quella posseduta a Venezia, affacciata sul Canal Grande. Rimangono ancora nella memoria di quel tempo i ricordi delle epiche feste date sulla spiaggia, con ospiti illustri che giungevano dal mare data l’inadeguatezza della strada che portava a Sabaudia, e che trovavano ad accoglierli sulla spiaggia tavole imbandite con vasellami e stoviglie preziose, serviti da inappuntabili camerieri in bianco! Ed ecco che, coeve e tutte vicine, sorsero nello stesso periodo le ville dei Conti di Campello, dei Principi Pacelli, dei Marchesi di San Severino, dei Ghella, di Moravia, di Anita Ekberg e tanti altri. I giovani di allora potevano veramente dire di aver assaporato la Dolce Vita, che da Roma, attraverso la via Pontina, transumava a Sabaudia in incontri rigorosamente esclusivi.